1. Introduzione al Canto
Il sesto canto dell’Inferno, con i suoi 115 versi, è uno dei più brevi di tutta la Commedia dantesca e può essere suddiviso
sommariamente in tre parti: una prima parte, descrittiva, in cui ci viene
presentato l’ambiente del terzo cerchio ed il suo custode, Cerbero (vv.1-36);
una seconda, narrativa, in cui Dante incontra il goloso Ciacco che si lancia in
una lunga invettiva contro Firenze e i peccati dei suoi cittadini (vv.37-93);
infine una parte dottrinale in cui Virgilio spiega a Dante la condizione dei
dannati dopo il giudizio universale (vv.94-115).
Dopo aver perso i sensi al termine dell’incontro con
Paolo e Francesca, Dante si risveglia nel mezzo di una piova, composta da grandine,
acqua tinta e neve, che percuote incessantemente i dannati che giacciono su
una distesa di terra putrida e puzzolente. Loro guardiano e aguzzino è Cerbero,
mostro mitologico-demoniaco sicuramente derivato dall’esempio virgiliano ma con
caratteri del tutto nuovi: è una fiera mostruosa non soltanto perché tricipite
ma soprattutto per quegli elementi umani (la barba, le mani, le facce) che
Dante immagina inseriti sul corpo canino. Non più mostro classico ma demone
medievale, Cerbero, con le barbe unte simbolo di ingordigia, vaga per il
cerchio e iscoia ed isquatra i
dannati.